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La Casa inglese svela un prototipo che anticipa la Suv che vedremo in versione definitiva all'inizio del 2010. Questo prototipo è una sorta di MINI Moke del ventunesimo secolo. La Beachcomber si ispira alla MINI Moke degli Anni 60, questo è il prototipo che verrà presentato al prossimo Salone dell'auto di Detroit (dal 16 al 24 gennaio). Come mostrano le immagini ufficiali, la MINI Beachcomber rappresenta un'evoluzione in chiave fuoristrada del prototipo dal quale sarà derivata la prima Suv della casa inglese, che verrà svelata al Salone di Ginevra a marzo, per essere in vendita nell'autunno del 2010. Lunga circa 400 cm, la MINI Beachcomber ha le quattro ruote motrici sempre in presa e sospensioni rinforzate e dall'escursione maggiorata per avventurarsi sui percorsi “off-road”. I cerchi in lega sono di 17”. Rispetto al prototipo Crossover “perde per strada” le portiere e il tetto per offrire, secondo quanto dichiara la MINI, un'esperienza di guida ancora più coinvolgente. Stando alle indiscrezioni, dovrebbe essere derivato un modello di serie per il 2012. Davanti la Beachcomber ha un un aspetto più “cattivo” di quello della crossover. La calandra ha dimensioni più contenute, non è cromata ma in tinta con la carrozzeria ed più pronunciata. Inoltre, incorpora i fendinebbia e nelle forme, con i grossi listelli orizzontali, ricorda molto il frontale della MINI Moke. Sul cofano motore, compaiono una gobba, come a voler contenere un motore di dimensioni generose, e una presa d'aria per portargli aria fresca. Diversi i fanali, hanno una forma più squadrata, con una cornice satinata. Di lato anche senza le portiere, dalla fiancata si può riconoscere che anche questo prototipo è costruito sul pianale allungato della MINI Clubman. Rispetto alla crossover il parabrezza è più verticale, mentre il montante posteriore è in tinta con la carrozzeria e non più “nascosto” dai finestrini. Invariati gli sbalzi contenuti sia davanti che dietro. Rispetto alla crossover, la Beachcomber ha un andamento diverso per il tetto e i montanti. Dietro la coda è dominata dalla ruota di scorta fissata al portellone, come sulle fuoristrada. Ma, l'elemento che più deve attirare l'attenzione, sono i fanali. Quelli sottili e a sviluppo verticale della crossover hanno lasciano il posto ad elementi più simili nelle forme a quello delle MINI oggi a listino. DATA DA SISTEMARE 16/12/2009
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Nel 2011 a Ginevra MINI ha mostrato la Rocketman, una concept car che si ispira alla celebre auto da città della casa inglese. E' la concept car che ha anticipato il lancio della MINI F56, la vettura secondo MINI era in grado di consumare solo 3 litri di carburante per percorrere 100 km, grazie alle dimensioni compatte e alla in fibra di carbonio che riduce notevolmente il peso. Questa concept riprende lo spirito originale della MINI degli anni 60, con cui condivide la compattezza delle forme. La MINI Rocketman Concept è lunga 342 cm, larga 191 cm e alta 140 cm, ha la carrozzeria a 3 porte e l’abitacolo configurato secondo lo schema 3+1, come la Toyota iQ. Era caratterizzata da soluzioni interessanti come le portiere ad ampio angolo di apertura per facilitare l’accesso dei passeggeri alla zona posteriore e i sedili regolabili in diverse posizioni. Inoltre, il vano portabagagli è ampiamente versatile, grazie anche al portellone bipartito con cassetto estraibile nella parte inferiore che fuoriesce di 350 millimetri. Esteticamente, la MINI Rocketman Concept è riconoscibile anche per i fari a led, i cerchi in lega da 18 pollici, la colorazione grigia per la carrozzeria e il tetto bianco abbinato al vetro panoramico, dotato di asticelle illuminabili che riproducono l’immagine della “Union Jack”, la bandiera della Gran Bretagna (design ripreso nei fanali posteriori delle MINI LCI, dal 2018 in poi...)
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La MINI Limo è un prototipo basato sulla MINI classica Mk7 Sportpack, si tratta di una versione estremamente costosa e lussuosa che condensava le migliori tecnologie automobilistiche del periodo. E' stata esposta al salone dell'automobile di Francoforte nel 1997. Gli optional erano Motore 1.3i da 85cv Scatola del cambio a 5 marce Jack Knight Navigatore cartografico Philips Telefono Caricatore CD Sedili massaggianti e riscaldabili Interni in radica Colore esterno Dark Mika Red Cromature esterne 4 fanalini rally Cerchi da 13 pollici cromati DATA DA SISTEMARE 01/01/1997
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Realizzata a mano, è forse la MINI più esclusiva, elegante e dal design più unico mai costruita La MINI Superleggera Vision è stata presentata nel 2014 al Concorso d'Eleganza di Villa d'Este, dove si è distinta subito per la particolare carrozzeria barchetta e il design ispirato alle MINI del passato, del presente e del futuro. Villa d'Este è stato lo scenario migliore per la presentazione di questo concept, visto che il partner di MINI per il design è stata la celebre Carrozzeria Touring Superleggera, un vero e proprio punto di riferimento nel mondo delle auto esclusive e d'epoca dal 1926. Seguendo un metodo artigianale, lo specialista Touring Superleggera ha scelto di mettere mano alla carrozzeria di una MINI a passo lungo (probabilmente una Clubman), trasformandola in una due porte interamente in alluminio, quello che ne è uscito è un prototipo di barchetta dallo stile classico che non rinuncia agli elementi tecnologici più caratteristici delle MINI moderne (come i fari full LED con luci diurne circolari). Esternamente sono stati aggiunti alcuni elementi realizzati in materiale plastico rinforzato e in fibra di carbonio, come il diffusore posteriore o lo splitter anteriore, così come la Union Jack presente nel disegno dei gruppi ottici posteriori, che rendono il design più sportivo. Ma a stupire il pubblico nel 2014 è stato soprattutto l'abitacolo, dove il cruscotto realizzato in un unico pezzo di alluminio grezzo, dotato di un semplice touchscreen e di un paio di indicatori, è diventato parte integrante dell'auto, grazie anche al volante dalle forme classiche ma futuristiche. Riguardo al sistema di propulsione della MINI Superleggera Vision, l'unica informazione resa nota all'epoca è stata quella riguardante il tipo di powertrain, 100% elettrico, un'anticipazione della MINI Cooper SE degli anni successivi, senza però entrare nei dettaglio riguardo la potenza, l'autonomia e le prestazioni.
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MINI presenta lo studio di uno scooter elettrico che vedremo al Salone di Parigi, è alimentato da un motore elettrico integrato nella ruota posteriore e ha una batteria agli ioni di litio caricabile attraverso un cavo di alimentazione collegabile a una normale presa di corrente 220V. E' pensato per i brevi spostamenti cittadini. Al momento la MINI non ha diffuso nessuna informazione sulle caratteristiche tecniche del suo Scooter E, ma ha voluto porre, soprattutto, l'accento sulle similitudini estetiche con i suoi modelli a quattro ruote. Innanzi tutto questo scooter ha le ruote da 10 pollici come le MINI degli anni 60. Lo scudo si ispira al frontale delle MINI a quattro ruote per la cromatura ad arco sopra il parafango della ruota anteriore, il grosso faro con cornice cromata e i due indicatori di direzione circolari che ricordano quelli della MINI originale. I richiami stilistici continuano anche negli specchietti, che presentano forme arrotondate, e nella coda dove ci sono due fari a sviluppo verticale con al centro il logo della casa inglese. Anche lo Scooter E Concept della MINI ricorre all'utilizzo dei moderni smartphone per la gestione del veicolo. Una volta inserito nell'apposito spazio sul manubrio (foto sotto), il cellulare, funge da chiave di contatto e da schermo per il navigatore satellitare. La velocità e l'autonomia della batteria, sono invece indicate nella cornice rotonda che richiama il grosso tachimetro centrale delle MINI. Dotato di un motore elettrico “nascosto” nella ruota posteriore, MINI dichiara che sotto la sella, senza rubare troppo spazio, ci sono l'accumulatore e il cavo per ricaricare la batteria agli ioni di litio.
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L’anello di congiunzione tra la MINI classica e la MINI moderna, è il prototipo ACV30. E' stata svelata nel 1997 e ha aperto la strada all’evoluzione del brand in un marchio premium sotto la nuova guida del Gruppo BMW (arrivato nel 1994). Per quanto il suo stile sia stravagante, sono evidenti i richiami al modello che da oltre 20 anni è tornato nei listini di tutto il mondo. L’ACV30 (l’acronimo di “Anniversary Concept Vehicle 30”) viene presentata come una sorta di tributo alla vittoria di MINI nel rally di Monte Carlo del 1967. In effetti, nella progettazione, i designer Adrian Van Hooydonk e Frank Stephenson (quest’ultimo è il disegnatore della prima generazione della MINI moderna) si sono ispirati proprio ad un auto da corsa. Il collegamento tra i due modelli si trova nelle bonnet stripes bianche che attraversano il cofano e nei faretti supplementari installati sulla griglia frontale. Le proporzioni invece sono completamente diverse perché è più piatta e più allungata rispetto alla MINI originale. Questo è dovuto al fatto che il concept si basa sulla MG F, una sportiva a motore centrale e trazione posteriore di grande successo in quegli anni (soprattutto nel Regno Unito). Anche se è difficile trovare informazioni sul web, è probabile che la MINI abbia lo stesso motore 1.8L da 160 CV della MG e che, grazie al peso inferiore a una tonnellata, è in grado di offrire un’esperienza di guida da vero go-kart. La MINI presentata nel 2001, erediterà i passaruota muscolosi, il tetto a contrasto, lo scarico centrale e gli interni col quadro strumenti circolare posizionato al centro della plancia. Se la MINI è arrivata fino ai giorni nostri è anche merito di questa strana concept di 25 anni fa.
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Dall'album: R55
© megaMINI Club
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