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Quando il comico inglese si inventò un personaggio capace di appassionare grandi e piccini in tutto il mondo non ebbe alcun dubbio nello scegliere la sua compagna di viaggio: La MINI! Uno degli stereotipi più diffusi sul regno unito è che la gente che lo abita sia o troppo formale, conformista o praticamente fuori di testa, disposta a fare qualsiasi stranezza pur di farsi notare! Parte del fascino di questo strano signore, una specie di bambino troppo grande che dice al massimo due parole, è legato ai suoi inseparabili compagni di avventure: Teddy, un orsacchiotto che ha visto giorni migliori e un’auto capace di incarnare perfettamente la sua assoluta banalità ed allo stesso tempo la sua incredibile universalità. Questa è la storia di come un ingegnere elettronico con la passione del teatro e delle auto riuscì a rendere una normalissima utilitaria una delle auto più famose della storia della TV. Perché proprio una MINI? La MINI stava vivendo il periodo più buio della sua lunga e gloriosa storia, alla fine degli anni ‘80 sembrava solo un simbolo appannato del passato, disperatamente surclassata da modelli più moderni e in grado di rispondere meglio alle esigenze di un mercato parecchio più esigente. A chi gli consigliava di usare un modello più nuovo, una Ford Fiesta o magari una Vauxhall Corsa, entrambe molto popolari a Londra e dintorni, Rowan Atkinson oppose un netto no. Il suo scopo era chiaro: per far funzionare meglio le gag più strampalate, la gente doveva sviluppare un affetto per quella scatoletta con quattro ruote, fare il tifo per lei. Per quanto più moderne, le utilitarie degli anni ‘80 appaiono quasi antiche oggi. La MINI no, lei è rimasta lì, fermamente bloccata nell' immaginario collettivo come la 500, il Maggiolino o la 2CV. Molti non se ne sono accorti ma nel corso delle cinque stagioni di questa serie, cambia diverse volte la macchina. Per la precisione, durante la produzione della serie e dei vari film sono state usate sei MINI diverse, cambiate sia per ragioni sceniche che per le conseguenze delle battaglie con le rivali come la famigerata Reliant Robin a tre ruote e il carro armato Chieftain. In pochi si ricordano che nella puntata pilota, andata in onda il 1 gennaio del 1990, Mister Bean guidava una MINI non verde ma arancione, una MkII prodotta dalla BMC nel 1969, targata RNT 996H. Il destino di questa prima compagna di viaggio nella serie è infelice, visto che alla fine della puntata pilota subisce un grave incidente. Non sarà la prima né l’ultima MINI a subire le conseguenze dell' ingenuità di Bean. Quando si trattò di rimpiazzarla, i produttori della serie scelsero un modello più moderno, una MINI 1000 del 1977 della British Leyland. Per il colore Atkinson volle qualcosa di altrettanto vistoso, un filino pacchiano, come succede spesso oltremanica, unico paese dove auto dai colori squillanti sono considerate attraenti. La combinazione tra il classico “Verde cedro” della Austin ed il cofano nero era abbastanza popolare al tempo, tanto da renderla molto riconoscibile al telespettatore britannico tipo. Anche in questo caso la MINI fa una brutta fine. Nel corso dell’episodio “Mister Bean ritorna a scuola”, viene parcheggia al posto di una identica che sarebbe stata parte di una dimostrazione della potenza del carro armato impiegato dall’esercito britannico al tempo, il "Chieftain". La MINI viene quindi schiacciata completamente, lasciando all triste Mr. Bean solo il suo famoso lucchetto. Visto che ormai era diventata popolare quanto lo stesso personaggio, quando si trattò di fornire a Mister Bean un altra auto, fu scelta una vettura identica, con lo stesso numero di targa, può sembrare strano, ma in Inghilterra la targa si può far stampare ovunque, basta avere il foglio della motorizzazione britannica... Una delle scene più famose della serie, quella che vede Mister Bean guidare l’auto da una poltrona legata al tetto, è stata ricreata più volte, prima nel 2009 al festival di Goodwood per celebrare i 50 anni della MINI e poi nel 2015 per i 25 anni della serie. In quel caso fu girato anche un video per YouTube: si trattava in effetti di una MINI Rover del 1989 modificata per farla assomigliare ad una del 1977 con una serie di modifiche per permettere ad uno stuntman di guidare l’auto nascosto dietro il sedile del conducente, e di vedere la strada tramite uno schermo. Infatti se vi ricordate in quell'episodio della serie, la MINI all'interno era piena di pacchi e oggetti comprati insieme alla sedia e permettevano di nascondere lo stuntman dietro
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The Bourne Identity è un film del 2002 diretto da Doug Liman. Tratto dal romanzo del 1980 Un nome senza volto di Robert Ludlum, è la storia di un uomo (Matt Damon), che non ricorda nulla del proprio passato, ma che è oggetto di una caccia spietata per eliminarlo; nel cast anche Franka Potente, Chris Cooper, Clive Owen, Brian Cox, Adewale Akinnuoye-Agbaje e Julia Stiles. In questo film appare una MINI classica (probabilmente anni 80-90) con la quale vengono eseguite delle acrobazie per scappare dalla polizia. Questa MINI è di Marie Helena Kreutz, che Jason Bourne conoscerà a Zurigo... La MINI è di colore rosso, con un parafango nero opaco, con i cerchi in ferro, è inoltre provvista di tettuccio apribile in tela e di bullbar anteriore e posteriore, ed è un pò trascurata... Sotto alcune scene salienti dell'inseguimento.
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Come è nata la MINI moderna? L'idea di una MINI moderna circolava già dalla fine degli anni '60. Ma il fascino della MINI e il successivo successo di vendite la mantennero in produzione per due decenni in più rispetto a quanto originariamente previsto. Tuttavia, le varie aziende sostenute dal governo che hanno prodotto la MINI nel corso degli anni hanno avuto meno successo dal punto di vista commerciale. Infatti British Leyland, Rover, ecc... tentarono più di una volta di uccidere la MINI (prima per evitare di convertire il motore alla benzina senza piombo, poi per evitare di aumentare i requisiti di sicurezza) ma l'opinione pubblica inglese fu troppo negativa. Quindi, quando la BMW acquistò la Rover e la MINI le speranze per il suo futuro aumentarono. Una delle proposte originali di design MINI: la "Spiritual" guidata da Oliver Le Grice Ecco un estratto da un resoconto di questo periodo di Julian Rendell (tratto da un articolo originariamente pubblicato su Autocar ) che ci offre una buona panoramica del processo di progettazione e dell'ambiente dell'epoca: Nonostante la proclamazione dell'amministratore delegato della BMW secondo cui alla Rover sarebbe stato permesso di portare avanti l'attività di sviluppo della R59 (come veniva chiamata nei primi anni), anche in Germania gli stilisti lavoravano intensamente alle proposte stilistiche per la nuova vettura. BMW e Rover però avevano 2 visioni diverse... Com'era prevedibile, Rover voleva produrre un'auto per sostituire la MINI di Issigonis, il compiti era stato affidato a David Saddington, appena promosso al ruolo di direttore del design MG e MINI, dopo il suo lavoro di successo sulla R3 era ansioso di seguire le orme di Issigonis. Con questo in mente, la squadra di Saddington ha lavorato su una MINI a quattro posti lunga 3 metri. Sicuramente David Woodhouse e Oliver Le Grice, un altro designer che lavorò al progetto del 1993, guardavano con piacere alla prospettiva di lavorare su un progetto così importante, ma erano consapevoli del fatto che la nuova MINI doveva essere o un'auto economica, una un'auto da spettacolo o un'icona della moda. Cercare di essere tutti e tre in un pacchetto completamente nuovo, secondo loro, non avrebbe funzionato. La BMW, invece, sotto Chris Bangle, stava elaborando idee completamente diverse: sia a Monaco che negli studi di stile BMW in California, stava emergendo una nuova MINI-Cooper. Chris Bangle ha affermato che "abbiamo ritenuto ingiusto mettere la nuova MINI all'ombra di quella vecchia", il che significa che la sua idea di sostituzione non sarebbe stata un auto lunga 3 metri, ma un'auto che si limitasse a ricordarla. Il pensiero della BMW, quindi, era che la nuova vettura dovesse essere la nuova MINI Cooper e non un aggiornamento della vecchia. Lo sviluppo della MINI è proseguito in Germania con questo obiettivo ma i designer si sono posti questa domanda: "se la MINI Cooper fosse stata sottoposta nel corso degli anni ad un programma di sviluppo continuo, come la Porsche 911, come sarebbe stata oggi?" E questo era il problema nel suo complesso: la Rover voleva un'auto economica, mentre la BMW voleva una piccola auto sportiva. Il 1995 fu l'anno cruciale per il progetto R59 e nell'estate di quell'anno, durante un giro di valutazione da parte della direzione della Rover, mostrò la sua idea per la nuova MINI. Tecnicamente, ha seguito il percorso prevedibile (e alcuni direbbero corretto) del motore della Serie K, dei sottotelai e delle sospensioni Hydrolastic, ma la BMW a Monaco stava escogitando un'alternativa, che comprendeva un asse Z nella parte posteriore (multilink) e un McPherson davanti. Con il passare dell'anno ed entrambi i team continuarono a sviluppare le proprie versioni della MINI, divenne ovvio che molto presto la BMW avrebbe dovuto abbandonare le idee di uno degli uffici di progettazione e dare tutto il proprio impegno su un altro. La data in cui sarebbe stata presa questa decisione era il 15 ottobre 1995, quando i designer Rover e BMW si incontrarono all'Heritage Motor Center per presentare le loro proposte rivali in scala reale. La Rover ha portato tre auto all'incontro, non è noto quante auto BMW abbia portato con sé, anche se si pensa che fossero tra le tre e le sei automobili. Lo sviluppo di alcuni concetti Rover era avvenuto indipendentemente dalla BMW, che aveva creato quella che sarebbe poi diventata la E50 e poi la R50: la nuova MINI. Ecco un altro estratto, questa volta dal libro “New MINI” di Graham Robson, che ci offre una prospettiva leggermente diversa di questo periodo di tempo: “Già nel 1994, i designer su entrambe le sponde del canale rispolverarono i loro schizzi di auto in miniatura e iniziarono a trasformarli in modelli, sia in scala che a grandezza naturale. Sebbene nessuno dei due sapesse che l'altro stava portando avanti progetti rivali, Fave Saddington si occupò del lavoro MINI a Gaydon, mentre Frank Stephenson (un cittadino americano con molta esperienza presso GM e Ford prima di unirsi alla BMW nel 1991) andò avanti a Monaco. Ciononostante, fu solo in una data fondamentale – martedì 17 ottobre 1995 – che le due squadre si affrontarono, quando le rispettive offerte furono mostrate ai direttori della BMW durante una presentazione e visione in un incontro top-secret al BMIHT Heritage a Gaydon. Sapendo che l'integrità del marchio MINI doveva essere preservata a tutti i costi, entrambi i team – britannico e tedesco – avevano pensato in termini di evoluzione. Dopo il 1959 la MINI, come stile, non aveva fatto alcun progresso, quindi avevano pensato a varie evoluzioni che avrebbe potuto subire la MINI durante la sua produzione. Entrambe le squadre, quindi, hanno provato a pensare sulla stessa linea. Cosa sarebbe potuto accadere, come sarebbe potuto accadere e come dovrebbe essere una MINI di quarta o quinta generazione? I due concetti emersi dal lato Rover del team di progettazione sono stati lo Spiritual e lo Spiritual2. I due prototipi spirituali rappresentavano un allontanamento molto più radicale dal progetto che alla fine ebbe la meglio. Hanno cercato di essere rivoluzionari negli anni '90 come lo era la MINI alla fine degli anni '50. I progettisti hanno cercato di immaginare un futuro con più automobili, più persone, meno spazio e carburante più costoso. In un certo senso hanno cercato di spingere un po' più in là le stesse circostanze che hanno portato alla MINI originale. In una delle deviazioni più radicali in termini di design MINI originale, la Spiritual prevedeva un motore a tre cilindri piatto situato sotto i sedili posteriori che guidava le ruote posteriori. Il comunicato stampa della Rover all'epoca definì la Spiritual 2 "un'auto familiare a quattro posti realizzata in un pacchetto di soli 3,1 metri"(la stessa lunghezza della MINI originale e molto più corta della MINI BMW), È interessante notare che anche il comunicato stampa che accompagnavano i prototipi al momento del rilascio affermavano che non sarebbero mai stati realmente pensati per essere la “nuova MINI”. Dovevano essere semplicemente “un approccio di libero pensiero alle sfide a lungo termine di una generazione futura”. Naturalmente ora sappiamo che si trattava effettivamente di proposte per la prossima MINI. In effetti, il team di progettazione della Rover lasciò la riunione del 17 ottobre con speranze relativamente alte che il loro progetto venisse scelto. Ecco un altro estratto dal libro di Robson: Naturalmente l'auto che alla fine venne scelta era quella disegnata da Frank Stephenson e che tutti conosciamo molto bene. Guardando il prototipo ACV 30 (articolo presente su questo magazine) e quella che sarebbe diventata la futura nuova MINI, non si può fare a meno di avere la sensazione che le grandi menti la pensino allo stesso modo. Il design degli interni divenne chiaramente un punto di ispirazione per la R50 e per tutte le MINI successive. Se visti con il beneficio del tempo trascorso sono certamente concetti interessanti. Tuttavia, penso sia giusto dire che nessuno dei prototipi avrebbe avuto tanto successo nel mercato odierno quanto l'attuale MINI.
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