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La MINI Studio 2 è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1990 Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998cc da 41 cv Colorazione Storm Grey o nera Tappezzeria grigia a righe con dettagli verde acqua Kit decalcomanie esterne "Studio 2" Pneumatici da 12 pollici con copricerchi Pinstriping verde Volante a 3 razze DATA DA SISTEMARE 01/01/1990
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La MINI British Open è stata una MINI prodotta nel 1993 Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275 da 50 cv Colorazione speciale British Racing Green Tappezzeria in velluto beige Kit decalcomanie esterne British Open con pinstripe Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega Volante a 3 razze bi colore beige e nero Radio con mangiacassette Sedili regolabili Tetto apribile elettricamente in tela DATA DA SISTEMARE 01/01/1993
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La MINI Limo è un prototipo basato sulla MINI classica Mk7 Sportpack, si tratta di una versione estremamente costosa e lussuosa che condensava le migliori tecnologie automobilistiche del periodo. E' stata esposta al salone dell'automobile di Francoforte nel 1997. Gli optional erano Motore 1.3i da 85cv Scatola del cambio a 5 marce Jack Knight Navigatore cartografico Philips Telefono Caricatore CD Sedili massaggianti e riscaldabili Interni in radica Colore esterno Dark Mika Red Cromature esterne 4 fanalini rally Cerchi da 13 pollici cromati DATA DA SISTEMARE 01/01/1997
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La MINI Cooper S Works è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1999, si basava sulla John Cooper LE 40 Edition, è stata la MINI classica più potente mai prodotta! Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1380cc da 90 cv ad iniezione MPi Scatola del cambio a 5 rapporti Jack Knight Era disponibile solo nel colore Brooklands Green con il tetto Old English White Sedili e volante in pelle con cruscotto in metallo Badge speciali davanti e dietro color rosso e decalcomanie "S works". Pneumatici da 13 pollici con cerchi in lega e kit Sportpack Volante in pelle con airbag e radica Griglia, maniglie e paraurti cromati. Autoradio con lettore CD, e 4 fanalini rally Solo 51 esemplari prodotti (all'inizio ne erano previsti solo 25)
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La MINI Italian job è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1992. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275cc da 50 cv. Colorazioni disponibili: Flame Red (COF - BLVC818), Metallic British Racing Green (HAM - BLVC1216), Diamond White (NMN - BLVC655), Electric Blue (NMN - BLVC997) Sedili in pelle in stoffa nera con piping rosso Kit decalcomanie bonnet stripes nere sul cofano con bordo a contrasto e grafiche Italian job. Pneumatici 145/70R12 Pirelli Cinturato CN54 con cerchi in lega bianchi Volante a 3 razze con logo Italian job ( bandiera italiana) Griglia bianca paraurti neri, vetri posteriori apribili a compasso 2 fanalini rally 1000 esemplari per UK e 750 esemplari per il mercato italiano
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La MINI Lapagayo è stata un edizione limitata della MINI classica prodotta nel 1998, in soli 20 esemplari Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275 da 53 cv ad iniezione elettronica MPi Colorazione speciale nel colore Tahiti Blue Tappezzeria in alcantara e pelle firmata Lapagayo bi colore azzurra e beige kit decalcomanie esterne Lapagayo Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega bianchi Volante bi colore a 3 razze con airbag Tetto apribile elettricamente in tela DATA DA SISTEMARE 01/01/1998
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La MINI 35 è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1994. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275cc da 63 cv Colorazioni disponibili: Arizona Blue, Nevada Red, Diamond White e British Racing Green per quelle destinate all'Olanda e alla Germania Tappezzeria in con motivo blue e rosa in tessuto, per le MINI di esportazione erano disponibili gli interni in pelle, e il cruscotto in radica di noce Kit decalcomanie esterne "MINI 35" Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega neri con bordo silver Volante bicolore verde e nero Vetri posteriori apribili a compasso e autoradio 35 esemplari vennero prodotti senza i cerchi in lega, era possibile avere il cambio automatico, mentre quelle destinate alla Germania avevano i cerchi da 13 e il kit Sportpack
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La MINI Sidewalk è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1995 Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275 da 53 cv ad iniezione elettronica Colorazione speciale White Diamond, Charcoal Metallic, Kingfisher Blue Metallic Tappezzeria azzurra con Tartan Kit decalcomanie esterne "Sidewalk Original" Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega Volante a 3 razze Radio con mangiacassette
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La MINI Tahiti è stata un' edizione speciale della MINI prodotta nel 1993 Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275cc da 50 cv Cambio manuale di serie, e automatico optional Era disponibile solo nel colore Perlescent Blue Tahiti Sedili con motivo multicolore blue viola e verde Decalcomanie sui lati Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega Minilite Volante a 3 razze Griglia con bordo cromato e lame nere Autoradio con mangiacassette
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Come è nata la MINI moderna? L'idea di una MINI moderna circolava già dalla fine degli anni '60. Ma il fascino della MINI e il successivo successo di vendite la mantennero in produzione per due decenni in più rispetto a quanto originariamente previsto. Tuttavia, le varie aziende sostenute dal governo che hanno prodotto la MINI nel corso degli anni hanno avuto meno successo dal punto di vista commerciale. Infatti British Leyland, Rover, ecc... tentarono più di una volta di uccidere la MINI (prima per evitare di convertire il motore alla benzina senza piombo, poi per evitare di aumentare i requisiti di sicurezza) ma l'opinione pubblica inglese fu troppo negativa. Quindi, quando la BMW acquistò la Rover e la MINI le speranze per il suo futuro aumentarono. Una delle proposte originali di design MINI: la "Spiritual" guidata da Oliver Le Grice Ecco un estratto da un resoconto di questo periodo di Julian Rendell (tratto da un articolo originariamente pubblicato su Autocar ) che ci offre una buona panoramica del processo di progettazione e dell'ambiente dell'epoca: Nonostante la proclamazione dell'amministratore delegato della BMW secondo cui alla Rover sarebbe stato permesso di portare avanti l'attività di sviluppo della R59 (come veniva chiamata nei primi anni), anche in Germania gli stilisti lavoravano intensamente alle proposte stilistiche per la nuova vettura. BMW e Rover però avevano 2 visioni diverse... Com'era prevedibile, Rover voleva produrre un'auto per sostituire la MINI di Issigonis, il compiti era stato affidato a David Saddington, appena promosso al ruolo di direttore del design MG e MINI, dopo il suo lavoro di successo sulla R3 era ansioso di seguire le orme di Issigonis. Con questo in mente, la squadra di Saddington ha lavorato su una MINI a quattro posti lunga 3 metri. Sicuramente David Woodhouse e Oliver Le Grice, un altro designer che lavorò al progetto del 1993, guardavano con piacere alla prospettiva di lavorare su un progetto così importante, ma erano consapevoli del fatto che la nuova MINI doveva essere o un'auto economica, una un'auto da spettacolo o un'icona della moda. Cercare di essere tutti e tre in un pacchetto completamente nuovo, secondo loro, non avrebbe funzionato. La BMW, invece, sotto Chris Bangle, stava elaborando idee completamente diverse: sia a Monaco che negli studi di stile BMW in California, stava emergendo una nuova MINI-Cooper. Chris Bangle ha affermato che "abbiamo ritenuto ingiusto mettere la nuova MINI all'ombra di quella vecchia", il che significa che la sua idea di sostituzione non sarebbe stata un auto lunga 3 metri, ma un'auto che si limitasse a ricordarla. Il pensiero della BMW, quindi, era che la nuova vettura dovesse essere la nuova MINI Cooper e non un aggiornamento della vecchia. Lo sviluppo della MINI è proseguito in Germania con questo obiettivo ma i designer si sono posti questa domanda: "se la MINI Cooper fosse stata sottoposta nel corso degli anni ad un programma di sviluppo continuo, come la Porsche 911, come sarebbe stata oggi?" E questo era il problema nel suo complesso: la Rover voleva un'auto economica, mentre la BMW voleva una piccola auto sportiva. Il 1995 fu l'anno cruciale per il progetto R59 e nell'estate di quell'anno, durante un giro di valutazione da parte della direzione della Rover, mostrò la sua idea per la nuova MINI. Tecnicamente, ha seguito il percorso prevedibile (e alcuni direbbero corretto) del motore della Serie K, dei sottotelai e delle sospensioni Hydrolastic, ma la BMW a Monaco stava escogitando un'alternativa, che comprendeva un asse Z nella parte posteriore (multilink) e un McPherson davanti. Con il passare dell'anno ed entrambi i team continuarono a sviluppare le proprie versioni della MINI, divenne ovvio che molto presto la BMW avrebbe dovuto abbandonare le idee di uno degli uffici di progettazione e dare tutto il proprio impegno su un altro. La data in cui sarebbe stata presa questa decisione era il 15 ottobre 1995, quando i designer Rover e BMW si incontrarono all'Heritage Motor Center per presentare le loro proposte rivali in scala reale. La Rover ha portato tre auto all'incontro, non è noto quante auto BMW abbia portato con sé, anche se si pensa che fossero tra le tre e le sei automobili. Lo sviluppo di alcuni concetti Rover era avvenuto indipendentemente dalla BMW, che aveva creato quella che sarebbe poi diventata la E50 e poi la R50: la nuova MINI. Ecco un altro estratto, questa volta dal libro “New MINI” di Graham Robson, che ci offre una prospettiva leggermente diversa di questo periodo di tempo: “Già nel 1994, i designer su entrambe le sponde del canale rispolverarono i loro schizzi di auto in miniatura e iniziarono a trasformarli in modelli, sia in scala che a grandezza naturale. Sebbene nessuno dei due sapesse che l'altro stava portando avanti progetti rivali, Fave Saddington si occupò del lavoro MINI a Gaydon, mentre Frank Stephenson (un cittadino americano con molta esperienza presso GM e Ford prima di unirsi alla BMW nel 1991) andò avanti a Monaco. Ciononostante, fu solo in una data fondamentale – martedì 17 ottobre 1995 – che le due squadre si affrontarono, quando le rispettive offerte furono mostrate ai direttori della BMW durante una presentazione e visione in un incontro top-secret al BMIHT Heritage a Gaydon. Sapendo che l'integrità del marchio MINI doveva essere preservata a tutti i costi, entrambi i team – britannico e tedesco – avevano pensato in termini di evoluzione. Dopo il 1959 la MINI, come stile, non aveva fatto alcun progresso, quindi avevano pensato a varie evoluzioni che avrebbe potuto subire la MINI durante la sua produzione. Entrambe le squadre, quindi, hanno provato a pensare sulla stessa linea. Cosa sarebbe potuto accadere, come sarebbe potuto accadere e come dovrebbe essere una MINI di quarta o quinta generazione? I due concetti emersi dal lato Rover del team di progettazione sono stati lo Spiritual e lo Spiritual2. I due prototipi spirituali rappresentavano un allontanamento molto più radicale dal progetto che alla fine ebbe la meglio. Hanno cercato di essere rivoluzionari negli anni '90 come lo era la MINI alla fine degli anni '50. I progettisti hanno cercato di immaginare un futuro con più automobili, più persone, meno spazio e carburante più costoso. In un certo senso hanno cercato di spingere un po' più in là le stesse circostanze che hanno portato alla MINI originale. In una delle deviazioni più radicali in termini di design MINI originale, la Spiritual prevedeva un motore a tre cilindri piatto situato sotto i sedili posteriori che guidava le ruote posteriori. Il comunicato stampa della Rover all'epoca definì la Spiritual 2 "un'auto familiare a quattro posti realizzata in un pacchetto di soli 3,1 metri"(la stessa lunghezza della MINI originale e molto più corta della MINI BMW), È interessante notare che anche il comunicato stampa che accompagnavano i prototipi al momento del rilascio affermavano che non sarebbero mai stati realmente pensati per essere la “nuova MINI”. Dovevano essere semplicemente “un approccio di libero pensiero alle sfide a lungo termine di una generazione futura”. Naturalmente ora sappiamo che si trattava effettivamente di proposte per la prossima MINI. In effetti, il team di progettazione della Rover lasciò la riunione del 17 ottobre con speranze relativamente alte che il loro progetto venisse scelto. Ecco un altro estratto dal libro di Robson: Naturalmente l'auto che alla fine venne scelta era quella disegnata da Frank Stephenson e che tutti conosciamo molto bene. Guardando il prototipo ACV 30 (articolo presente su questo magazine) e quella che sarebbe diventata la futura nuova MINI, non si può fare a meno di avere la sensazione che le grandi menti la pensino allo stesso modo. Il design degli interni divenne chiaramente un punto di ispirazione per la R50 e per tutte le MINI successive. Se visti con il beneficio del tempo trascorso sono certamente concetti interessanti. Tuttavia, penso sia giusto dire che nessuno dei prototipi avrebbe avuto tanto successo nel mercato odierno quanto l'attuale MINI.
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L’anello di congiunzione tra la MINI classica e la MINI moderna, è il prototipo ACV30. E' stata svelata nel 1997 e ha aperto la strada all’evoluzione del brand in un marchio premium sotto la nuova guida del Gruppo BMW (arrivato nel 1994). Per quanto il suo stile sia stravagante, sono evidenti i richiami al modello che da oltre 20 anni è tornato nei listini di tutto il mondo. L’ACV30 (l’acronimo di “Anniversary Concept Vehicle 30”) viene presentata come una sorta di tributo alla vittoria di MINI nel rally di Monte Carlo del 1967. In effetti, nella progettazione, i designer Adrian Van Hooydonk e Frank Stephenson (quest’ultimo è il disegnatore della prima generazione della MINI moderna) si sono ispirati proprio ad un auto da corsa. Il collegamento tra i due modelli si trova nelle bonnet stripes bianche che attraversano il cofano e nei faretti supplementari installati sulla griglia frontale. Le proporzioni invece sono completamente diverse perché è più piatta e più allungata rispetto alla MINI originale. Questo è dovuto al fatto che il concept si basa sulla MG F, una sportiva a motore centrale e trazione posteriore di grande successo in quegli anni (soprattutto nel Regno Unito). Anche se è difficile trovare informazioni sul web, è probabile che la MINI abbia lo stesso motore 1.8L da 160 CV della MG e che, grazie al peso inferiore a una tonnellata, è in grado di offrire un’esperienza di guida da vero go-kart. La MINI presentata nel 2001, erediterà i passaruota muscolosi, il tetto a contrasto, lo scarico centrale e gli interni col quadro strumenti circolare posizionato al centro della plancia. Se la MINI è arrivata fino ai giorni nostri è anche merito di questa strana concept di 25 anni fa.