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La MINI Cabriolet è stata l'unica versione cabriolet della MINI classica Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 1275cc da 63 cv Le colorazioni disponibili erano Blue Caribbean e Nightfire Red Tappezzeria grigia, con sedili contenitivi in velluto grigio Cerchi da 12 pollici modello "Revolution" Bodykit simile a quello della MINI Turbo Era Volante a 3 razze Cruscotto e pomello del cambio in radica
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La MINI Red Flame è stata un edizione limitata della MINI classica prodotta nel 1990. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998 da 41 cv Colorazione speciale nel colore Red Flame Tappezzeria nera, con con motivo multicolore sui sedili kit decalcomanie esterne Kit widebody Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega Kit radica interno Volante a 3 razze
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La MINI Turbo ERA è una MINI modificata prodotta da Engineering Research & Application Ltd. con il marchio ERA dal 1989 al 1991 a Dunstable in Inghilterra. È la versione ufficiale più veloce di sempre della MINI originale venduta tramite concessionari ufficiali, è stata descritta come "il successore spirituale della Cooper e della 1275 GT" Per creare questo modello è stato installato un motore turbo Austin Rover A-Series 1300 MG Metro, che produce 94 CV 6200 giri/min e ha dato all'auto una velocità massima dichiarata di 115 MPH (185 km/h), inoltre sono stati modificati la carrozzeria, le sospensioni, i freni, i sistemi di raffreddamento ad acqua e olio e gli interni. Il body kit è stato disegnato da Dennis Adams, che ha anche progettato le auto sportive Marcos e la Probe 16. È stata commercializzata tramite concessionari Austin Rover. L'interno ha dei sedili anteriori MG Metro modificati e rivestiti in pelle Connolly o con un mix di tweed grigio e pelle, strumenti VDO in un cruscotto progettato apposta per la ERA, moquette in pile e tetto apribile. Per incrementare la convergenza delle ruote anteriori sono stati installati dei bracci delle sospensioni anteriori inferiori appositamente realizzati che forniscono 1,5 gradi di campanatura negativa. I cerchi in lega di alluminio da 6" x 13" sono pensati per pneumatici a basso profilo Goodyear o Dunlop 165/60HR13. L'impianto frenante servoassistito ha dischi ventilati Metro e pinze a quattro pistoncini all'anteriore, con tamburi modificati al posteriore. L'auto ha ammortizzatori regolabili e l'altezza da terra è abbassata rispetto alla MINI tradizionale. Sono state prodotte un totale di 436 MINI Turbo ERA.
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Le MINI Mayfair e Special sono state due edizioni limitate della MINI classica prodotte tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998cc da 41 cv Colorazione rossa (perlescent cherry red), blue (caribbean blue), nera e arancio (flame red) Tappezzeria in velluto grigio Kit decalcomanie esterne mayfair o Special (sotto i vetri laterali posteriori) e pinstripe Pneumatici da 12 pollici con copri cerchi Volante a 3 razze
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La MINI Thirty è stata un' edizione speciale prodotta nel 1989, per celebrare i trenta anni di produzione della MINI. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998cc da 41 cv Colorazione disponibili: Cherry Red o nero Tappezzeria pelle/stoffa con piping rosso Kit decalcomanie esterne "Thirty" Pneumatici da 12 pollici con cerchi in lega Volante a 3 razze bi colore rosso e nero Radio con mangiacassette
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MINI Check Mate Flame Red & Racing Green(1989)
Gabry ha pubblicato a blog entry in Lancio nuovi modelli
Le MINI Check Mate Flame Red & Racing Green sono state un'edizione limitata della MINI classica, prodotte nel 1989. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998 da 41 cv Colorazione speciale Nera, British racing green o Flame red con tetto bianco Tappezzeria nera, con motivo multicolore sui sedili kit decalcomanie esterne con pin striping sulle fiancate Pneumatici da 12 pollici con copri cerchi -
La MINI Jet Black è stata un edizione limitata della MINI classica prodotta nel 1988, insieme alla MINI Red Hot Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998 da 41 cv Colorazione speciale nel colore Jet black Tappezzeria nera, con profili rossi e scritte jet black sui sedili kit decalcomanie esterne Pneumatici da 12 pollici con copri cerchi volante a 3 razze
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La MINI Red Hot è stata un edizione limitata della MINI classica prodotta nel 1988. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998 da 41 cv Colorazione speciale nel colore Red Hot Tappezzeria nera, con profili rossi e scritte red hot sui sedili kit decalcomanie esterne Pneumatici da 12 pollici con copri cerchi volante a 3 razze
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La MINI Park Lane è stata un edizione limitata della MINI classica prodotta nel 1987. Era possibile acquistarla solo di colore nero. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998cc da 41 cv Colorazione speciale nera Tappezzeria bicolore nero e beige in tessuto con scritte modello sui sedili kit decalcomanie esterne color oro Pneumatici da 12 pollici con copri cerchi volante a 3 razze
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La Innocenti MINI fu una MINI prodotta su licenza dalla Innocenti di Lambrate tra il 1965 ed il 1975. Rispetto alle versioni originali inglesi, le Innocenti (comprese le Cooper) presentavano numerose differenze: avevano interni più accessoriati e meglio rifiniti, diversi componenti esterni diversi, come il disegno delle cornici fari, della calandra e del baule posteriore, modificato per ospitare le targhe quadre italiane in uso all'epoca. Molti particolari interni ed esterni furono prodotti da marche italiane (ad esempio IPRA per i radiatori, Carello ed Altissimo per quanto riguarda i fari). Anche per ciò che riguarda la parte meccanica vennero fatte delle scelte diverse come ad esempio l'adozione del servofreno su tutti i modelli Cooper indipendentemente dalla cilindrata (mentre le inglesi montavano il servofreno solamente sulle Cooper S). Modelli e date di produzione: · Innocenti MINI Mk1 1965-1967 (MINI Cooper 997 cm³ da 55Cv introdotta nel '66) · Innocenti MINI Mk2 1967-1970 (MINI Cooper 998 cm³ da 60Cv introdotta nel '68) · Innocenti MINI Mk3 1970-1973 (MINI Cooper 1275 cm³ da 71Cv introdotta nel '72 e contemporanea uscita di produzione della Cooper 1000) · Innocenti MINI Mk3 Export 1973-1975 (MINI Cooper 1275 cm³ da 71Cv introdotta nel '73) Dalla meccanica della MINI originale venne sviluppato anche un modello totalmente separato, la Innocenti Nuova MINI, identificata dal mercato anche con le denominazioni di "MINI Bertone", "MINI 90" e "MINI DeTomaso".
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La MINI Cooper Innocenti Mk2 è stata la versione sportiva della MINI classica prodotta su licenza in Italia dall'Innocenti, ani 60-70 circa Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 998da 56 cv Tappezzeria nera Pneumatici da 10 pollici con cerchi in acciaio volante a 3 razze
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La MINI Morris Traveller è stata la prima versione station wagon o "familiare" della MINI in assoluto. E' stata realizzata partendo dalla MINI classica allungando il pianale e realizzando una carrozzeria da station wagon. Il legno in frassino presente nella parte posteriore funge da intelaiatura per i pannelli della carrozzeria in metallo. Le caratteristiche principali di questo modello erano: Motore 850cc da 35 cv Colorazioni disponibile: Giallo, Grigio, Rosso, Blue, Verde Pneumatici da 10 pollici con cerchi in acciaio Gli optional erano la radio e le barre sul tetto DATA DA SISTEMARE 01/01/1962
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La MINI Broadspeed GT 2+2 è un auto stile fastback basata sulla MINI classica, progettata da Tony Bloor, direttore delle vendite di Broadspeed. Fu introdotta nel mercato britannico nel 1966 e continuò la produzione fino al 1968, quando fu programmata la demolizione della fabbrica Broadspeed a Birmingham per far posto a una nuova tangenziale. A quel punto erano state costruite 28 automobili, 16 delle quali sarebbero state esportate in Spagna. Broadspeed era diventata famosa all'inizio degli anni '60 per il suo successo nella squadra corse BMC MINI e per la produzione di una varietà di pacchetti di messa a punto da strada e da gara per i motori BMC. La conversione è stata ottenuta tagliando la sezione posteriore di una MINI standard e riducendo l'altezza dei montanti delle porte di circa 5,1 cm. Quindi un retro fastback in fibra di vetro è stato incollato all'auto al posto della sezione posteriore mancante, aggiungendo circa 10 cm alla sua lunghezza complessiva, e il motore è stato messo a punto. Gli interni sono stati migliorati mediante l'installazione di un cruscotto sostitutivo con indicatori ausiliari aggiuntivi e sedili avvolgenti Restall nella parte anteriore. Il nuovo sedile posteriore è stato progettato per ripiegarsi per consentire l'accesso al bagagliaio, poiché nella nuova parte posteriore non era presente il portellone. Il bagagliaio era significativamente più piccolo di quello della MINI standard a causa della presenza di due serbatoi di carburante, dando all'auto un'autonomia di 300 miglia (480 km). La Broadspeed GT è stata offerta in quattro versioni, la leggera GTS era il top di gamma. Era possibile scegliere tra tre motori: motore MINI Cooper da 848 cc (51,7 cu in), motore MINI Cooper da 998 cc (60,9 cu in) e motore MINI Cooper S da 1275 cc (77,8 cu in). I prezzi variavano da £ 799 per l'auto base con motore da 848 cc a £ 1.500 per la versione da 1275 cc, equivalenti a £ 29.700 nel 2021. Un test su strada della Broadspeed GT da 1275 cc pubblicato sulla rivista Motorsport nel 1966 riportò una velocità massima di 180 km/h (112 mph) e un consumo di carburante di 10,1 l/100 km.
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La gamma MINI e la sua evoluzione. Sin dall’inizio il concetto era unico, ma la MINI non è mai stata un tipo solitario. Il 26 agosto 1959, la British Motor Company (BMC) svelò il risultato del lavoro di sviluppo di una rivoluzionaria vettura compatta. Al pubblico vennero presentati due modelli: la Morris MINI-Minor e la Austin Seven. La doppia anteprima di queste quattro posti quasi identiche era principalmente una conseguenza dell’ampia gamma di marche della BMC, ma aveva anche un valore simbolico. Interni spaziosi e dimensioni esterne ridotte, spazio per quattro occupanti, qualità di guida impeccabili, bassi consumi di benzina e un prezzo conveniente: questi erano i criteri che il creatore della MINI, l’ingegnere Alec Issigonis, aveva soddisfatto. Le idee brillanti che realizzò nel disegno della piccola berlinetta due porte erano adatte per costruire più di un solo modello e perfettamente applicabili ad diverse varianti. Così, già nel primo anno di produzione della MINI classica nacquero i modelli MINI Van e MINI Estate. Dal rilancio della marca nel 2001, con il debutto della nuova MINI, è stata confermata nuovamente la validità del principio apprezzato da più di 50 anni: un concetto convincente è applicabile in numerose varianti di modello. Sia la MINI che la MINI Clubman e la MINI Cabrio si distinguono per caratteristiche individuali, ma restano sempre e comunque delle vere MINI. Già nelle prime brochure di vendita della Morris MINI-Minor veniva sottolineato il carattere fortemente futuristico della nuova vettura compatta. Ma all’epoca nessuno avrebbe osato immaginare come si sarebbero avverate le previsioni. 60 anni dopo è chiaro: solo pochi concetti automobilistici sono sopravvissuti per periodi così lunghi o hanno conquistato un livello di popolarità così alto e, soprattutto, nessuno è stato costruito in un numero di varianti così elevato come la MINI. Questo successo è dovuto anche al fatto che la MINI soddisfava perfettamente le esigenze dell’epoca e offriva inoltre una serie di qualità innovative. Con una lunghezza totale di 3,05 metri e un prezzo di base di 496 sterline britanniche era fatta su misura per parcheggi stretti e bilanci modesti. Le sue agili qualità di guida ed il carattere affascinante delle sue proporzioni la rendevano interessante anche per automobilisti che apprezzavano sia lo scarso ingombro, sia l’agilità nei percorsi misti ricchi di curve, sia lo stile personalizzato. Anche oggi questo abbinamento di qualità molto differenti è più attuale che mai, il concetto resta giovane. L’attuale MINI si presenta moderna e contemporaneamente più affascinante di qualsiasi concorrente. Un’efficienza insuperata, il più alto valore dell’usato e una maneggevolezza unica nei centri urbani si sposano con una sportività senza pari e un design espressivo e inconfondibile. Più lunghe, più potenti, più nobili, più versatili: Con il lancio della MINI classica, Alec Issigonis aveva soddisfatto l’incarico che gli era stato affidato. La Morris MINI-Minor e la Austin Seven che si distinguevano una dall’altra solo per la griglia del radiatore, i mozzi delle ruote e i colori della carrozzeria, venivano alimentate da un motore a quattro cilindri montato trasversalmente di 848 centimetri cubi di cilindrata e con una potenza di 34 CV. Le prestazioni di guida erano identiche, analogamente al volume del bagagliaio di 195 litri. La generosa offerta di spazio, i motori economici ma potenti, l’ottima tenuta di strada e le sospensioni confortevoli della nuova vettura compatta conquistarono il pubblico. Ma Issigonis aveva in mente ancora qualcosa, e non era l’unico. Già nel 1960 la BMC offrì come variante della MINI classica, una MINI Van. Inoltre, venne lanciata una giardiniera dalle ampie superfici vetrate, basata su un furgoncino, che disponeva, analogamente alla Van, di due porte posteriori. Esattamente come le berline, anche questa variante di carrozzeria venne commercializzata con due denominazioni differenti, come Morris MINI-Traveller e Austin Seven Countryman, seppur tecnicamente identiche. Entro il 1961 emerse tutto il potenziale offerto dalla MINI classica: all’inizio dell’anno si partì con il piccolo «animale da soma», la MINI Pick-up. Sei mesi dopo seguirono due modelli più nobili: la Wolseley Hornet e la Riley Elf. Così, nacquero altre due marche del Gruppo BMC basate sul concetto della MINI classica. Entrambi i modelli si conquistarono la loro indipendenza stilistica attraverso le imponenti griglie del radiatore, un cofano del bagagliaio allungato e parafanghi a coda di rondine. Nella seconda metà dell’anno fu lanciata una variante che avrebbe fatto della MINI classica una leggenda: la MINI Cooper. Già alla presentazione dei primi prototipi il costruttore di automobili sportive John Cooper, legato ad Alec Issigonis da una stretta amicizia, aveva riconosciuto il potenziale offerto da questa piccola vettura. Con l’approvazione della direzione del Gruppo BMC sviluppò un piccola serie di 1000 Cooper dalla cilindrata incrementata a 1,0 litri ed una potenza massima di 55 CV. Questa vettura debuttò nel settembre del 1961 e le reazioni furono euforiche e portarono alla richiesta di una sola modifica: aumentare nuovamente la potenza. Issigonis e Cooper maggiorarono la cilindrata a 1071 centimetri cubi, così da ottenere una potenza massima di 70 CV. La MINI Cooper si trasformò in un fenomeno straordinario, non solo sulle strade di tutti i giorni. La vittoria di categoria del finlandese Rauno Aaltonen al Rally di Monte Carlo del 1963 costituì la base per una serie di successi agonistici senza precedenti che culminarono in tre vittorie assolute al Rally di Monte Carlo negli anni 1964, 1965 e 1967. Una straordinaria varietà: dalla MINI Moke alla MINI Clubman. Nell’agosto del 1964 la BMC presentò un’ulteriore variante della MINI classica, disegnata originariamente per uso militare: la MINI Moke, una vettura a quattro posti completamente aperta che restò nei listini per quattro anni. La sua scocca era composta praticamente da un elemento di fondo con dei longheroni larghi e squadrati, da un cofano motore e da un parabrezza. La protezione dalle intemperie era costituita da una capote pieghevole. La MINI Moke adottava i propulsori della MINI e fu un notevole successo commerciale, soprattutto nelle regioni soleggiate degli USA e in Australia. Nel 1967 la MINI classica fu oggetto di un profondo restyling: venne equipaggiata con un motore di 998 centimetri cubi di cilindrata con una potenza massima elevata a 38 CV. Due anni dopo la MINI classica venne completata dalla MINI Clubman, una variante leggermente più grande dal modulo frontale modificato. La sorella era cresciuta di 11 centimetri in lunghezza rispetto alla MINI «originale»: la versione giardiniera, definita «Estate», che sostituiva la Morris MINI-Traveller e la Austin Seven Countryman, misurava esattamente 3,4 metri. L’altezza, la larghezza e il passo restarono invariati. Contemporaneamente, la MINI Cooper uscì di produzione e venne sostituita dal nuovo modello top di gamma della serie, la Clubman, dotata di un motore di 1,3 litri da 59 CV definita MINI 1275 GT. Nel 1969 vennero modificati altri dettagli: i finestrini anteriori a scorrimento, di cui era dotata la MINI classica sin dall’inizio, vennero sostituiti in tutti i modelli da cristalli azionati da una manovella, inoltre le cerniere esterne delle porte vennero montate all’interno e un logo MINI abbellì il cofano motore. La MINI classica non tramonta mai – il ritorno della MINI Cooper. A partire dagli anni ’70 vennero offerte numerose edizioni speciali della MINI classica, con accenti molto diversi, da sportivo a moderno, da nobile e sofisticato a giovane e accattivante. Tra il 1980 e il 1983 la gamma venne ridimensionata: Clubman, Estate e Van non vennero più prodotte. Restò solo la MINI classica con un motore di un litro da 40 CV di potenza. I clienti restarono fedeli: nel 1986 venne prodotta la 5milionesima MINI classica nello stabilimento di Longbridge. Nel 1990 numerosi fan si rallegrarono del ritorno della MINI Cooper nella gamma MINI. Sotto il suo cofano pulsava un motore di 1,3 litri. La produzione del propulsore da un litro per la MINI terminò nel 1992 per via dell’entrata in vigore di norme sulle emissioni di gas di scarico sempre più severe. A partire dal 1992 tutti i modelli vennero equipaggiati con il motore di 1275 centimetri cubi. Nel 1991 venne presentata per l’ultima volta una nuova variante della MINI classica. Fu l’unica variante della MINI a non avere le proprie origini in Inghilterra, ma in Germania. Un concessionario appassionato di Baden aveva tagliato il tetto alla MINI classica, come facevano molti preparatori di vetture, trasformandola in una bella cabriolet. A differenza dei numerosi tentativi del passato, il risultato si distingueva per una qualità così elevata che il Rover Group, nel frattempo responsabile per la MINI classica, decise di acquistare i diritti di progettazione e di fabbricazione. Tra il 1993 e il 1996 il modello di serie venne venduto in circa 1000 esemplari. Nel 2000 terminò la produzione della MINI classica. Più di 5,3 milioni di unità della compatta dal successo mondiale avevano lasciato la fabbrica in numerose versioni differenti, tra le quali circa 600.000 vetture costruite tra il 1959 e il 1968 nello stabilimento di Oxford.
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Oggi parliamo delle MINI di WOOD & PICKETT. Sono delle MINI molto particolari, la loro produzione è incominciata verso gli anni 60, differiscono dalle MINI prodotte in serie perché erano costruite a mano dalle carrozzerie WOOD & PICKETT fondate nel 1947, specializzate in personalizzazioni di lusso, erano prodotte tutte su commissione da celebrità e gente molto facoltosa, ognuna era diversa dalle altre. Potevano avere un sacco di optional, come il tettuccio apribile, interni realizzati con materiali nobili, come la radica o la pelle. Erano caratterizzate da un cruscotto diverso da quello di serie, era molto più grande, con un numero maggiore di indicatori. i sedili anch'essi venivano sostituti con altri molto più ergonomici e con finiture migliori, stessa sorte per la moquette. All’esterno alcuni esemplari avevano al posto dei classici fanali rotondi, dei proiettori di forma rettangolare posizionati in verticale. Gli ultimi esemplari prodotti risalgono alla fine degli anni 80. E pensate che anche la Famiglia Reale Inglese ne possiede una.